Sacrifici, per salvare chi?
Da tempo vado dicendo che gli organismi internazionali finanziari sono i veri governanti dei paesi.
Loro con le loro politiche, non hanno il minimo scrupolo nei confronti del popolo.
Questi personaggi miopi e legati solo ai loro interessi, continuano a ripetere che occorre sacrificarsi per ritornare alla crescita. Invece la crescita è finita le risorse energetiche del pianeta si stanno esaurendo e risorse della terra sono limitate, la terra non è infinita.
Ricordate: le banche centrali non sono di proprietà degli stati, ma delle banche.
Non è una battuta, guardate la composizione societaria della Banca d'Italia, ad esempio, è una SPA ed i soci sono le banche italiane come Unicredit, Intesa ecc.
Come potete pensare che la BCE o le banche centrali dei singoli paesi possano fare gli interessi dei cittadini? Mi sembra più logico pensare che rispondano invece unicamente ai loro azionisti ed alle loro logiche di profitto.
Avete mai dato un'occhiata ad una banconota da 5, 10, 50 Euro? Leggete sopra una banconota per caso Repubblica Italiana? Unione Europea? No solo BancaCentrale Europea. Nessun Presidente della Repubblica, nessuno stato niente.
Vi ricordate ad esempio cosa c'era scritto sopra una banconota da 500 lire?
Oggi ogni legame tra lo stato, i cittadini e la moneta è stato eliminato.
Ecco fatto, oggi la moneta ed il potere ad essa legato, è passato "silenziosamente" dagli stati ai banchieri, che giustamente visto che sono degli imprenditori, speculano e cercano di produrre utili.
Peccato che a fare le spese quando si sbaglia sono i cittadini, cioè le scelte errate di carattere economico passano di nuovo allo stato.
Bello no?
In conclusione è questa la politica che governa l'europa, quella degli Istituti di credito e dei potentati economici, e nessuno fa niente non solo politicamente ma neanche finanziariamente per risolvere veramente la questione. Ora che le cose vanno a rotoli si parla di sacrifici, che ovviamente dovrà fare il popolo, ed aumenti di tasse, ma non si fa nulla per eliminare alla radice il problema.
Stando così le cose il problema se riuscirà ad essere insabbiato e coperto con i sacrifici dei cittadini si ripresenterà peggiore tra qualche anno.
Vi sembrerà assurdo, ma la logica è quella di chi fa le pulizie e nasconde la polvere sistematicamente sotto il tappeto.
Leggete questo ottimo articolo de Il Manifesto:
| Rossana Rossanda
Perché non sciogliere il popolo?
Credevo che ci fosse un limite a tutto. Quando Papandreou ha proposto di sottoporre a referendum del popolo greco il «piano» di austerità che l'Europa gli impone (tagli a stipendi e salari e servizi pubblici nonché privatizzazione a tutto spiano) si poteva prevedere qualche impazienza da parte di Sarkozy e Merkel, che avevano trattato in camera caritatis il dimezzamento del debito greco con le banche. Essi sapevano bene che le dette banche ci avevano speculato allegramente sopra, gonfiandolo, come sapevano che Papandreou aveva chiesto al Parlamento la facoltà di negoziare, e che una volta dato il suo personale assenso, doveva passare per il suo governo e il parlamento (dove aveva tre voti di maggioranza). Ed era un diritto, moralmente anzi un dovere, chiedere al suo popolo un assenso per il conto immenso che veniva chiamato a pagare. Era un passaggio democratico elementare. No?
No. Francia e Germania sono andate su tutte le furie. Come si permetteva Papandreou di sottoporre il nostro piano ai cittadini che lo hanno eletto? È un tradimento. E non ci aveva detto niente! Papandreou per un po' si è difeso, sì che glielo ho detto, o forse lo considerava ovvio, forse pensava che fare esprimere il paese su un suo proprio pesantissimo impegno fosse perfino rassicurante. Sì o no, i greci avrebbero deciso tra due mesi, nei quali sarebbero stati informati dei costi e delle conseguenze. Ma evidentemente la cancelliera tedesca e il presidente francese, cui l'Europa s'è consegnata, avrebbero preferito che prendesse tutto il potere dichiarando lo stato d'emergenza, invece che far parlare il paese: i popoli sono bestie; non sanno qual è il loro vero bene, se la Grecia va male è colpa sua, soltanto un suo abitante su sette pagava le tasse (e non era un armatore), non c'è parere da chiedergli, non rompano le palle, paghino. Quanto ai manifestanti, si mandi la polizia.
E per completare il fuoco di sbarramento hanno aggiunto: intanto noi non sganciamo un euro. Erano già caduti dalle nuvole scoprendo nel cuor dell'estate che la Grecia si era indebitata oltre il 120 del Pil. E non solo, aveva da ben cinque anni una «crescita negativa» (squisito eufemismo). Né i governi, né la commissione, né l'immensa burocrazia di Bruxelles se n'erano accorti, o se sì avevano taciuto; idem le banche, troppo intente a specularci sopra. Perché no? I singoli stati europei hanno dato loro ogni libertà di movimento, le hanno incoraggiate a diventare spregiudicatissime banche d'affari, e quando ne fanno proprio una grossa, invece di mandar loro i carabinieri, corrono a salvarle «per non pregiudicare ulteriormente l'economia».
In breve, la pressione è stata tale che Papandreou ha ritirato il referendum. La democrazia - in nome della quale bombardiamo dovunque ce lo chiedano - non conta là dove si tratta di soldi. Sui soldi si decide da soli, fra i più forti, e in separata sede. Davanti ai soldi la democrazia è un optional.
Nessun paese d'Europa ha gridato allo scandalo. Né la stampa, gioiello della democrazia. Non ho visto nessuna indignazione. Prendiamone atto.
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