Mai un giorno è come un'altro, dobbiamo combattere ferocemente i luoghi comuni, si che quelli sono uguali servono solo ad appiattire, spersonalizzare.
Il 15 Aprile è sempre stato un giorno che ha colpito la mia mente, perchè legato all'affondamento del Titanic. Vero simbolo della pazzia umana e delle sue megalomanie ricche di prepotenti egocentrismi.
Eppure in questa immane pazzia, della quale non solo non abbiamo fatto tesoro, ma distrattamente abbiamo sempre fatto finta di dimenticarci, emergono (scusate il gioco di parole pessimo nello specifico) figure di uomini che sino in fondo hanno fatto la loro parte, arrivando con la semplicità di un gesto ad entrare nella storia che non è giusto dimenticare.
Il reverendo Thomas Byles era nato nel febbraio del 1870. Il 10 aprile 1912 si era messo in viaggio da Southampton a bordo del Titanic per partecipare al matrimonio del fratello, che sarebbe stato celebrato pochi giorni dopo, a New York. Passeggero di seconda classe, chiese al capitano uno spazio per celebrare la messa. Il 15 aprile dopo l’urto della nave contro un iceberg rifiutò di salire a bordo delle scialuppe di salvataggio nonostante venisse invitato a farlo. Preferì invece dirigersi verso le stanze posizionate nella parte più bassa della nave, già colme d’acqua, per invitare le altre persone a mettersi al riparo sulle imbarcazioni di emergenza. Chiese loro di pregare e di recitare il rosario, quando l’oceano cominciava ad inghiottire la nave. Ascoltò poi le confessioni di un centinaio di passeggeri, che erano rimasti intrappolati sulla poppa, dando poi loro l’assoluzione...
Ecco, che ogni giorno se lo guardiamo bene e con attenzione nasconde in se gesti, opere di uomini semplici che magari come nel caso del nostro prete hanno sacrificato la loro vita per garantire un ultimo barlume di speranza a chi di fatto era già morto.
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