"Lui è tornato"



E' in uscita, ancora pochi giorni e sullo schermo cinematografico (dal 26 al 28 aprile) potremo vedere concretizzarsi le immagini del romanzo di Timur Vermes edito da Bompiani: 
"Lui è tornato".
Una storia in cui uno dei più terribili incubi delle passate generazioni, quasi totalmente sconosciuto ai giovani d'oggi, Adolf Hitler riappare per un'inspiegabile "frattura" nello spazio tempo al giorno d'oggi e ce n'è per tutti: per i politici, per i mezzi di comunicazione, per la società, persino per lo spettatore.


La geniale copertina del libro "Lui è tornato" con l'Attore Oliver Masucci


[…] non c’è nessuno scherzo in tutto il libro, tutti i personaggi sono tremendamente seri – il divertimento sta tutto nella testa del lettore, così come l’orrore. Questo perché il lettore è l’unico a sapere che Hitler è reale, e continuamente riflette sul perché i personaggi non se ne rendano conto e di come riesca a passare sotto traccia. (L'autore Timor Vermes)




Il film, inizialmente quasi grottesco,  se guardato superficialmente ha all'apparenza un qualcosa di spassoso, esilirante, ridicolo.
Ad un occhio più attento,  la pellicola assume invece un aspetto sicuramente tragico, un messaggio che parte dall'ignoranza della conoscenza della storia, male diffuso della nostra era, ai mezzi di comunicazione che ne escono devastati per la totale inconsistenza della proposta, per finire nella politica di oggi vuota di qualsiasi ideale e capacità.
L'autore, spiega molto bene, come un'idea che tutti sicuramente temiamo e che in condizioni normali osteggeremmo, possa passare prima inosservata, poi arrivare sotto gli occhi di tutti camuffata da comica, entrare nelle case tramite i media e internet e senza che nessuno si opponga, entrare nella mente della gente sino a convincerla.
Anzi, il "Fuhrer", che ha viaggiato incolume nel tempo, trova intorno a se larghi consensi e la sua figura molto ben interpretata dall'attore Oliver Masucci, afferma in modo esplicito e perentorio, che tutto quello che dice e fa non è uno scherzo, anzi dice chiaramente qual'è la sua vera intenzione.
La società non ha mai preso sul serio gli avvertimenti, Hitler scrisse Mein Kampf dove in maniera lucida spiegava il suo progetto e nessuno lo prese sul serio. Nel film grazie alla grande abilità del regista, lo spettatore che conosce la verità, verifica come oggi sia ancora più semplice cadere nel tranello.
Non c'è comicità, confondere il dramma della verità, con il comico, fa parte della nostra società, del nostro comportamento, del nostro DNA ormai alterato.
Qui di satira, di ridicolo secondo me, non c'è nulla, anzi c'è l'ammonimento allo spettatore, che non siamo vaccinati, anzi il pericolo è dietro l'angolo.
Il regista, come l'autore nel libro, ci sfidano con un eccellente gioco delle parti ad entrare nel meccanismo e conseguentemente nostro malgrado siamo in trappola.
Hitler ci mostra quali sono i nostri limiti, le nostre debolezze che lui volutamente ed intelligentemente sfrutta a suo vantaggio e ce lo dice.
Ci mostra in modo brillante come le notizie possano essere manipolate, malgrado l'evidenza. Crediamo solo a quello che ci vogliono far credere.
Il film ci mette di fronte alla realtà ed al vuoto intellettuale della nostra era: l'errore, il corto circuito del sistema siamo noi.
Una frase per tutte, ma il film, per lo spettatore attento ne è permeato:
"Possibile che in Germania, e anche nel resto del mondo, non ci sia niente da trasmettere di più interessante di un cuoco?...E' un'immenso insulto all'intelligenza di chi guarda...E' farsesco.
In questa frase vedo racchiusa la sintesi: la farsa non è nel film, ma nel nostro comportamento quotidiano, che visto dall'esterno diventa ridicolo, offensivo.
Un film veramente da vedere, che farà sicuramente parlare, grazie ai suoi contenuti che spiegano i grandi limiti che il nostro tempo porta con se e la grande fragilità del nostro sistema democratico.
Un messaggio che dobbiamo vedere con occhi giusti, quelli di chi non vuole farsi manipolare, quelli della memoria, di chi non vuole fare gli stessi errori del passato, come la vecchia "pazza"sempre chiusa nel suo silenzio, che vedendolo lo riconosce immediatamente apostrofandolo:
"Fate qualcosa... è tale e quale ad allora e dice le stesse cose di allora".
C'è veramente poco da ridere.


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