Carlo e la memoria
Me lo ricordo stempiato, magro, tutto preso a disossare prosciutti.
Lo faceva con precisione e velocità con il piglio di chi non ha il permesso di sbagliare.
Io, giovane alle mie prime armi, di quella che fu la mia esperienza commerciale che interruppi qualche anno dopo per passare alla consulenza di marketing.
Carlo era mio amico, anche se ci dividevano oltre trent'anni di età. Ho sempre amato da giovane parlare con gli anziani, carpivo, succhiavo la loro esperienza avido.
Carlo era magro, scuro di carnagione, occhi azzurri che ti scavano dentro.
Parlavamo io e Carlo, mi raccontava la sua vita, piena di emozioni, finché un giorno non so perché i nostri discorsi finirono sulla Germania.
All'improvviso Carlo prese gli attrezzi e li appoggiò sul tavolo di lavoro. Mi guardò con i suoi occhi di quel blu intenso che lanciavano occhiate di chi ha molto da raccontare.
Alzò con rapide mosse la manica della camicia e sempre guardandomi negli occhi senza abbassarli mai, mi mostrò il suo avambraccio.
Lo guardai curioso, senza capire cosa volesse significare quel numero.
Un numero che mi rimase impresso per sempre e dopo ne capii il tremendo significato. Con un filo di voce rotta dall'emozione che ancora ricordo guardandomi profondamente mi disse:
"quando sento parlare un tedesco ancora mi vengono i brividi".
Ecco, questa per me è la memoria ed ognuno di noi deve fare la sua parte, non in questa giornata, ma ogni minuto, ogni istante della vita. Perché queste cose non accadano mai piú.
Grazie Carlo ti ricordo con grande rispetto.
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