Guerra: ci siamo di nuovo, ma per noi, cosa cambia?

Conosciamo il termine "guerra", le nostre generazioni troppo giovani per averne vissuta una, ma troppo vecchie per combatterne un'altra, dovrebbero essere le portatrici di messaggi alle generazioni più giovani, in grado di aiutare a  capire la portata degli eventi e quale sarà il reale cambiamento. 

Concretamente, quali saranno gli effetti di questo nuovo conflitto e che impatto socio economico avranno sulle nostre vite. 
I flash che vediamo, ascoltiamo, leggiamo  non sono più "informazione", ma andrebbero relegati, etichettati come semplice vojerismo. 
I social, i media, ma fondamentalmente internet ci hanno trasformati in "guardoni", pronti a sbirciare dal buco della serratura, quello che accade.
I nostri commenti sono il sunto del nostro guardare maniacale, diventiamo così, commentatori assidui, speranzosi che il nostro parere interessi a qualcuno.
Bisogna uscire da questa dimensione maniacale per interpretare un ruolo, quello del protagonista che inizia a chiedersi: adesso cosa accade, cosa cambia e come possiamo adattare le affrontare il cambiamento? 
Sinceramente, possiamo dire qualsiasi cosa, ma Putin questa volta ha deciso realmente di cambiare. Questo gli va riconosciuto, senza dubbio. 
La guerra ha questo scopo, quello di cambiare, brutalmente, violentemente, drasticamente lo status quo.
La nostra cultura ci ha insegnato che affinché qualcosa cambi è necessario che nulla cambi. 
È su questo concetto che abbiamo costruito la nostra società, il nostro pensiero,  la nostra cultura dagli anni 60 in poi. 
Tutto viene metabolizzato, assorbito, ammortizzato , financo un'epidemia, alla fine, nel suo drammatico svolgimento è stata ricondotta a dialogo, dibattito, contrasto, protesta, ma nulla di più. 
Abbiamo vissuto giorni duri, terribili, indimenticabili ma tutto è stato ricondotto alla routine, assorbito nella "confort zone" .
Con la guerra, questo non è possibile. 
Un conflitto armato con la sua violenza ed i suoi sconvolgimenti ci porta drasticamente a prendere decisioni e a chiederci, cosa accade, a prendere coscienza e ad agire per contrastare, prevenire gli accadimenti. 
La guerra, proprio nella sua natura, porta inevitabilmente e drasticamente al cambiamento. 
I mercati rispondono in maniera nervosa, crollano, si agitano alla ricerca di alternative. La domanda si contrae, i prezzi delle materie prime aumentano, trascinando in questo vortice i prezzi dei beni di prima necessità, con il conseguente impoverimento delle classi più deboli, non in grado di difendersi. 
Cosa accadrà, quali saranno gli scenari sociali possibili con un teatro di guerra vicino, che interessa il nostro continente?

Intanto già vediamo gli effetti di questo cambiamento, con l'aumento sconsiderato dei prezzi di Energia elettrica, gas, ecc. 
Aumentano i profughi, la pressione ai confini ad est, gia fortemente provati dai flussi delle precedenti instabilità. 



La guerra,  se continuerà con questo ritmo, cambierà il mondo del lavoro. Dovremo essere in grado di dimostrare la nostra capacità di adattamento, la velocità di risposta strategica sarà determinante. Salteranno gli schemi tanto cari ai consulenti dell'ultima ora e si apriranno nuove metodologie di approccio ai problemi.
Salteranno le intermediazioni e si passerà allo schema: problema-soluzione. 
Tutto sarà veloce, diretto, immediato. 
Saremo chiamati a metterci alla prova ed il segreto, la soluzione, sarà nell'essere in grado di cooperare. 
Unirci nel cercare soluzioni ai problemi, nel creare filiere in grado di contrastare gli aumenti dei prezzi, la scarsità di alcuni prodotti. 
Insieme nello sviluppare nuove strategie, individuare nuovi mercati. 

Iniziamo quindi  ad aggregarci, creare sinergie; finalmente dimostriamo di aver imparato la lezione ed iniziamo a confrontarci sui cambiamenti, basta polemiche da socialnetwork. Perché se questa guerra continuerà, come sembra, allora il nostro essere individuale verra meno e solo un lavoro di squadra potrà aiutarci a venirne fuori, veramente cambiati ma migliori.
Rimbocchiamoci le maniche, lasciamo: "l'Io sono" per abbracciare il Noi, unica forma che ci permetterà di affrontare il futuro e di uscirne cambiati in maniera corretta, perché, che lo si voglia o no, quello che sta accadendo cambierà le cose, a noi decidere da che parte stare.

#guerra #Putin #cambiamento #Ucraina 

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